L’Opzione donna rappresenta una delle misure più rilevanti nel panorama previdenziale italiano, volta a garantire un’uscita anticipata dal mondo del lavoro per le donne. Introdotta dalla Legge 243/2004, questa normativa ha aperto la strada a un cambiamento significativo nella gestione delle pensioni. In particolare, consente alle lavoratrici di accedere al pensionamento anticipato, a condizione di avere accumulato un’anzianità contributiva di almeno 35 anni e di rispettare determinati requisiti anagrafici.
Per le dipendenti del settore pubblico e privato, è necessario aver raggiunto un’età minima di 57 anni, mentre per le lavoratrici autonome tale età si innalza a 58 anni. Questi requisiti vengono periodicamente aggiornati in base all’aumento della speranza di vita, una misura che riflette l’evoluzione demografica del Paese. È essenziale evidenziare che l’Opzione donna si applica esclusivamente alle donne che decidono di adottare il regime di calcolo contributivo integrale, una scelta che comporta un’attenta valutazione delle proprie aspettative economiche future.
L’originaria disciplina dell’Opzione donna ha subito varie modifiche e proroghe nel corso degli anni. Tra queste, l’articolo 12 del D.L. 78/2010 rappresenta un’importante evoluzione, poiché ha introdotto una finestra di decorrenza nel pensionamento: 12 mesi per le lavoratrici dipendenti e 18 mesi per quelle autonome. Questo cambiamento ha avuto un impatto significativo sul modo in cui le donne pianificano il loro pensionamento, conferendo maggiore flessibilità e permettendo una gestione più oculata delle aspettative lavorative e personali.
In aggiunta, per le lavoratrici appartenenti alle istituzioni scolastiche e ai settori di alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM), è previsto un trattamento speciale. Tale normativa stabilisce che, per coloro che raggiungono i requisiti entro il 31 dicembre di un determinato anno, il pensionamento decorra dall’inizio dell’anno scolastico o accademico successivo. Questo particolare vantaggio consente di allineare il momento del pensionamento con il naturale ciclo di attività didattica, evitando così disagi organizzativi sia per le lavoratrici che per le istituzioni.
È fondamentale sottolineare che l’Opzione donna non è accessibile alle lavoratrici iscritte alla Gestione separata. Questo significa che le contribuzioni versate in questa specifica gestione non possono essere computate per il raggiungimento dei requisiti che le donne devono soddisfare per l’accesso a questa forma di pensionamento anticipato. Tale limitazione ha destato preoccupazioni e discussioni nel dibattito pubblica, mettendo in luce eventuali disparità nell’accesso ai diritti previdenziali.
L’Opzione donna si riconferma come un’importante opportunità per molte lavoratrici italiane, fornendo una via d’uscita anticipata dal mondo professionale. Resta da analizzare che le complessità e le specificità normative richiedono una comprensione approfondita da parte delle interessate, affinché possano prendere decisioni consapevoli e informate riguardo al proprio futuro previdenziale. La flessibilità dell’uscita dal lavoro, unita a una regolamentazione rigorosa, segna un passo verso la valorizzazione del contributo femminile nel mondo del lavoro e nel sociale. È dunque essenziale che continuino ad esserci politiche che tutelino e promuovano i diritti delle lavoratrici, affinché possano vivere la transizione verso la pensione in maniera serena e dignitosa.
Con l’approvazione della Legge di Bilancio 2024 n.213/2023, si delineano importanti novità che riguardano il regime c.d. “Opzione Donna.” Questo regime, come precedentemente modificato dall’art. 1, comma 292 della legge n. 197/2022, subisce una significativa proroga della misura anche per quest’anno a beneficio delle lavoratrici che hanno maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2022, estendendosi anche a coloro che raggiungono i requisiti entro il 31 dicembre 2023 (come previsto dalla legge n. 213/2023 all’articolo 1 comma 138.
Il riconoscimento di questo beneficio è vincolato a specifiche condizioni, destinate a garantire supporto alle lavoratrici in situazioni di particolare difficoltà. Esaminiamole nel dettaglio.
La Legge di Bilancio 2024 introduce importanti modifiche al requisito anagrafico per accedere al beneficio. Tale requisito, precedentemente di 60 anni e congiunto ai 35 anni di anzianità contributiva al 31 dicembre 2023, subisce un rilevante adeguamento.
Con la nuova normativa, il requisito anagrafico viene innalzato a 61 anni. Tuttavia, è prevista una riduzione di un anno per ogni figlio, nel limite massimo di due anni. Questo significa che le lavoratrici che abbiano almeno un figlio potranno beneficiare di una riduzione dell’età anagrafica richiesta per accedere al regime, con una diminuzione massima di due anni.
ATTENZIONE:
Per le sole lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese in crisi i requisiti sono 59 anni e 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2023. Si prescinde, cioè, dal numero di figli.
L’Opzione Donna è una misura previdenziale che permette alle donne di andare in pensione anticipatamente, con il sistema contributivo. Introdotta sperimentalmente nel 2004 l’Opzione Donna consente il pensionamento con requisiti diversi da quelli richiesti dalle altre forme pensionistiche, per venire in contro alle esigenze delle donne lavoratrici.
Dal 2023 cambiano le condizioni per accedere ad Opzione Donna, ora è necessario:
Le lavoratrici, in possesso dei requisiti anagrafici e contributivi, possono accedere alla pensione anticipata Opzione donna nel caso in cui si trovino in almeno una delle seguenti condizioni:
L’opzione donna ad oggi non risulta essere una misura strutturale, nel corso degli anni ci sono state diverse proroghe della prestazione, ultima quella nel 2023, che ha aggiunto ulteriori requisiti rispetto a quelle degli anni precenti.
Per accedere al beneficio prima dell’aggiornamento del 2023 era necessario:
Possono accedere all’Opzione Donna le lavoratrici che abbiano compiuto i 58 anni di età, se lavoratrici dipendenti, o i 59 anni di età se lavoratrici autonome, oltre ad aver maturato almeno 35 anni di contributi previdenziali entro il 31 dicembre 2021.
Se raggiunti entrambi i requisiti, le lavoratrici conseguono il diritto alla decorrenza del trattamento pensionistico trascorsi:
Le donne interessate a questa pensione anticipata possono rivolgersi ai nostri uffici per una valutazione della propria posizione assicurativa e la verifica del possesso di tutti i requisiti. Saremo a vostra completa disposizione per controllare ogni singola possibilità di uscita adatta per ognuna di voi.
Discorso diverso, rispetto a quanto finora descritto, per le lavoratrici del comparto scuola e dell’Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica (AFAM). In presenza dei requisiti di spettanza vi è un’unica finestra di accesso, collocata rispettivamente a decorrere dal 1° settembre o dal 1° novembre dell’anno interessato.
L’Opzione Donna, presenta requisiti diversi rispetto a tutti gli altri metodi di pensionamento. Come anche diverso è il calcolo dell’assegno. Opzione Donna adotta il calcolo contributivo, di solito adottato per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996. L’importo dipende dai contributi versati nell’intera vita lavorativa, dall’età al pensionamento e dal relativo coefficiente di trasformazione.
Non è detto che l’assegno così calcolato sia sfavorevole rispetto all’utilizzo degli altri due metodi (quello retributivo o misto), ma nella maggior parte dei casi si può osservare una riduzione dell’assegno di circa il 30€.
Date le particolarità dell’istituto e considerato che potrebbe permettere a molte lavoratrici di uscire precocemente dal mercato del lavoro e dedicarsi alla cura della famiglia o dei propri interessi è indubbiamente un’opportunità da valutare attentamente con l’aiuto dei nostri consulenti.
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A partire dall’incontro con i sindacati del 26 giugno, il ministro del lavoro ha iniziato un dialogo per discutere le potenziali modifiche alla riforma pensionistica prevista per il 2024 e gli anni seguenti. Tra i punti all’ordine del giorno, c’è anche la questione dell’Opzione Donna, rivedendo il programma di pensionamento anticipato per le lavoratrici. Le possibili modifiche potrebbero portare cambiamenti significativi per le donne che si avvicinano alla pensione.
Le condizioni potrebbero cambiare. Ci sono diverse proposte al vaglio del governo. Molti vorrebbero tornare alle condizioni del 2022, che prevedevano un’età pensionabile di 58 anni (59 per le lavoratrici autonome) con 35 anni di contributi.
Altre ipotesi in discussione prevederebbero o l’uscita anticipata con 35 anni di contributi per tutte le donne di 60 anni, indipendentemente dal numero di figli, oppure introdurre un meccanismo simile all’Ape sociale, che permetterebbe il pensionamento anticipato a partire dai 60 o 61 anni, anziché 63.
La decisione finale non è stata ancora presa, e sarà uno dei temi principali dei futuri tavoli d’incontro.